Aveva lasciato il mondo dello spettacolo diversi anni fa, e si era ritirato in Spagna, così quando aveva lasciato questo mondo Gianni Bertoncin la notizia è passata praticamente inosservata. Se n’è andato lo scorso 12 aprile a Latina, città dove era nato, all’età di 87 anni. Per tutti noi, è stata la voce di Winston Zeddemore, prima nei cartoni animati di The Real Ghostbusters, e poi nel film Ghostbusters II (1989).

Bertoncin, figlio del famoso pittore e scultore Ilde Tobia Bertoncin (1909-1998), si era formato come attore negli anni Sessanta, lavorando ai Teatri Stabili di Genova e poi di Torino, e alla fine di quel decennio nella compagnia teatrale di Vittorio Gassman. Recitò in numerosi sceneggiati RAI (nel 1962: I Giacobini, Il mondo è una prigione, Una tragedia americana; nel 1963, La maschera e la grazia; nel 1964, Vita di Michelangelo, accanto a Gian Maria Volonté; nel 1965, Antonio e Cleopatra, accanto a Enrico Maria Salerno e Valeria Valeri; nel 1966, Il conte di Montecristo; nel 1968, Liliom, con Paolo Ferrari e Milena Vukotic), programmi radiofonici, cinema (Giulietta degli spiriti, 1965, di Federico Fellini, fra questi), e ovviamente il doppiaggio: entrò nella S.A.S. come doppiatore alla fine degli anni Settanta per poi passare alla CVD.

Fra le varie voci ricordiamo Nick Cassavetes in Face/Off – Due facce di un assassino, Donald Woods in Il Grinta, Gregory Peck in Passione selvaggia, William Sadler in Die Hard 2 – 58 minuti per morire, Ken Hutchinson in LadyHawke, e ovviamente Ernie Hudson nella serie The Real Ghostbusters e nel film GB2. Al ruolo di Winston arrivò per caso: Massimo Foschi, voce dell’attore in Ghostbusters (1984), era impegnato in una tournée teatrale, così Renato Turi, direttore di doppiaggio, chiamò Bertoncin per sostituirlo. E curiosamente ereditò un altro personaggio doppiato da Foschi, il personaggio di Moses Hightower, interpretato da Bubba Smith, nei film Scuola di polizia 3: tutto da rifare, Scuola di polizia 4: cittadini in… guardia, Scuola di polizia 5: destinazione Miami e Scuola di polizia 6: la città è assediata.

Bertoncin lasciò il mondo dello spettacolo alla fine degli anni Novanta, ritirandosi a vita privata. Quando fu necessario il doppiaggio del videogame di Ghostbusters nel 2009, fu richiamato Massimo Foschi per la voce di Winston.

Pubblichiamo qui di seguito un ricordo che abbiamo richiesto al socio Andrea Persica che ebbe, nel 1999, la fortuna di conoscere Bertoncin oltre alle altre voci degli acchiappafantasmi.

“Ma davvero vi piacciono i Ghostbusters?” ci chiese voltandosi con fare scherzoso, dall’alto della sua prevalente sommità, gli occhi accesi, la voce profonda e tenera. “Io leggevo Giulio Verne”, aggiunse con un sorriso di luce, riflesso sognante del bambino che fu, “adoravo Ventimila leghe sotto il mare!”. E con quella camminata veloce da moderno Robinson Crusoe, Gianni Bertoncin, proprio lui, Winston Zeddemore in persona, inforcò il corridoio bianco-blu che conduceva alle salette di registrazione, pronto per un altro turno, mentre io e mio fratello coglievamo il giungere di un passaggio di testimone, confronto improvviso e necessario tra passato e presente, l’Eroe che umanamente si trasforma della tua stessa essenza e diventa estimatore. Un ricordo questo che mi colpì a tal punto che oggi, alla luce del triste evento ultimo accaduto, brucia di dolore e di estrema gratitudine per colui il quale ha lasciato un segno profondo nella nostra esistenza, nonostante la brevità dell’incontro e del passaggio.
Quel che accadde nel 1999 agli studi della CTA di Roma, nel lontanissimo quartiere Trionfale, fu qualcosa di assolutamente magico. Eravamo lì, in piena adolescenza e tumultuosa iperattività, a “braccare” in un sogno ad occhi aperti i doppiatori nostri cari, quelle voci così tante volte ascoltate da esser divenute col tempo familiari, nel senso letterale del termine. Da quei pomeriggi di primavera nacquero delle interviste, una serie di dialoghi da noi appositamente sceneggiati e sempre registrati “in loco”, ma specialmente dei ricordi e degli insegnamenti di vita che forse solo in un secondo momento, col subentrare di determinati meccanismi di crescita e maturazione, sono tornati a galla per mostrarsi nella loro prepotente natura, a tempo debito, come del resto accade con ogni cosa che ti succede e della quale non capisci fino in fondo il senso, se non dopo mesi o, addirittura, decenni. Al pari dei compagni di leggio Oreste Rizzini (Venkman) e Claudio Capone (Spengler), anch’essi presenti durante quelle giornate, di Bertoncin conservo un’immagine più che mai affettuosa. Con gli occhi di allora rivedo quella sua figura longilinea e distinta, i suoi modi così accorti e mai sgarbati, signorili, risento la sua voce che riusciva a infonderti estrema distensione, pacatezza, in strana correlazione con il suo personaggio e soprattutto con la sua variante cartoonesca, il tanto caro Winston, uomo del popolo dedito a render chiaro ogni enigma e inafferrabilità. Assieme agli altri Ghostbuster “fuori le mura”, ci ha fatto sentire ospiti benvoluti in un luogo tutt’altro che sereno e pacato, profumato com’era dal tanfo dei sigari eternamente accesi e dal lavorio incessante dei distributori del caffè, dipinto dalla scarsa sobrietà delle labirintiche mura imbottite di fonoassorbenti e dal viavai frenetico di suoni e persone. Nonostante la miticità che gli riconoscevamo e che forse, per modestia, mostravano di disconoscere, tutti loro compresero nell’immediato l’esigenza nostra, giocando al nostro livello e condividendo assieme a noi l’ambiente, la natura di quel lavoro, il doppiaggio, che ci ha portato a conoscerli tempo addietro e successivamente a cercarli, a identificarli quali fonti di necessità e saggezza, come poi si sono realmente dimostrate.
L’ultima volta che lo vidi fu al termine delle nostre registrazioni. Stava ormai per tramontare ed ero già seduto nella Panda bianca di mia madre, la quale in quel periodo pazientemente ci accompagnava in lungo e in largo a trasformar chimere, in giro per la città. Affiancato dal resto degli Acchiappafantasmi, si avvicinò al finestrino del guidatore e le disse, Gianni/Winston le disse, con quel suo tono pacato e armonioso: “Ha dei figli meravigliosi”.