L’8 giugno 1984 usciva nei cinema USA Ghostbusters (il 21 novembre in Italia). Pubblichiamo questo articolo realizzato da il nostro Valerio Albasini Di Giorgio “Spengler”. Buona lettura e ancora buon 30° anniversario a tutti i fans!
Il primo film della saga di Ghostbusters esce nelle sale nel 1984, trenta anni fa e racconta la storia di tre ricercatori psichici cacciati dalla Columbia University proprio nel momento in cui riescono a elaborare una teoria che consentirà loro di “toccare il piano etereo” nel modo più letterale del termine. Costretti a immettersi nel settore privato, costruiscono un’attrezzatura tutt’altro che sicura per catturare entità spiritiche e incarcerarle, oltre che per incenerire ignare cameriere d’albergo.
La loro prima cliente però li porterà ad essere coinvolti in una serie di eventi soprannaturali fino a scontrarsi con un’entità extradimensionale di origini sumere, intenzionata a invadere il nostro piano di esistenza.
Ghostbusters è un film strano, sotto molti punti di vista. È senz’altro una commedia, ma con abbastanza fantascienza da catturare l’interesse degli amanti del genere, strizza l’occhio alla paura del nucleare e allo stereotipo della figura dello scienziato, senza mai risultare banale.
È molto probabile che i creatori di Ghostbusters, Dan Aykroyd e Harold Ramis, non avessero previsto gli sviluppi che avrebbe vissuto la loro creatura nei decenni a venire. Il mondo di Ghostbusters conta moltissime produzioni, a partire dai film, fino ad arrivare alla serie animata, passando per varie serie a fumetti, alcune di queste tutt’ora in corso.
A trent’anni di distanza, non è possibile ascoltare poche note della canzone scritta da Ray Parker Jr. senza rivedere nella propria mente un raggio protonico o ripensare ad una delle battute del film e questo non vale solo per noi fan, vale per la maggior parte delle persone, in tutto il mondo. È un tipo di successo riservato a classici come Guerre stellari: il fascino attribuito a tutte le icone del cinema. I personaggi di Ghostbusters sono icone che restano indelebili nelle menti di chi ha goduto di un’ora e quaranta di divertimento grazie a quattro attori e un plot impossibile da spiegare a parole.
La trama originariamente immaginata dalla coppia di scrittori era molto diversa da quella che poi ottennero dopo molte revisioni. Allo stesso modo, anche il cast fu rivisto molte volte. Non sapremo mai se il segreto del successo di Ghostbusters sia da attribuire a questa lunga gestazione, e se lo è speriamo che ciò valga anche per il terzo, agognato, capitolo.
L’attesa non è l’unica triste analogia che il terzo film condividerebbe con il primo della trilogia: in Ghostbusters, John Belushi sarebbe dovuto essere il dr. Venkman, ma morì nel 1982. Il terzo film, allo stesso modo, non potrà non risentire della perdita di Harold Ramis.
Per molto tempo, finché sono stato un bambino, Harold Ramis per me aveva un altro nome: “Egon Spengler”. Cercherò di lasciar fuori il dolore personale per la sua morte da questo articolo, ma credetemi: per me è stata una perdita terribile, pur non avendolo mai conosciuto, ha sempre fatto parte del mio immaginario.
Non era previsto che Ramis prendesse parte al film come attore, ma soltanto lui si rivelò in grado di rendere quel personaggio nel modo più completo e perciò fu incluso nel cast. Io me lo immagino in una stanza, seduto al tavolo con Aykroyd a discutere di ogni battuta, a sogghignare ogni volta che l’effetto ottenuto era quello voluto.
Il talento di Harold Ramis non è testimoniato soltanto da Ghostbusters, ma da tutti i suoi film, da Groundhog Day a Multiplicity, da Stripes a Analyze This. Era dotato di un talento comico esplosivo, mai banale, sempre alla ricerca di nuovi temi da esplorare.
Per me ricordarlo nella parte di Egon Spengler non è un modo per sminuire il suo operato, ma per omaggiarlo, e penso che, dopo averci fatto ridere con i suoi film, anche lui sorriderebbe nel sentirsi ricordato così.