JASON REITMAN: AFTERLIFE E IL PENSIERO DI SUO PADRE SUI SEQUEL

Il regista Jason Reitman è stato ospite dell’ultimo episodio del Neal Brennan’s Block podcast.

Tra i numerosi temi trattati, Reitman si è addentrato nell’argomento “Ghostbusters: Afterlife”, parlando del suo approccio alla regia e della prospettiva di suo padre Ivan Reitman in merito ai sequel.

Parlando di “Ghostbusters: Afterlife”, Reitman ha ammesso senza riserve: «Probabilmente ho realizzato il film di Ghostbusters meno divertente di tutti». Ma ha aggiunto: «Fa commuovere le persone, e quello è sempre il commento che preferisco».

Ha riflettuto sull’ispirazione alla base del film, un’immagine che aveva portato dentro di sé a lungo: una ragazzina che scopre uno zaino protonico in un fienile, notando inoltre che all’epoca delle riprese, sua figlia aveva la stessa età di Phoebe Spengler, cosa che ha alimentato la sua connessione al progetto.

CREDIT: Columbia Pictures Ghost Corps

«Ho diretto un solo film sugli Acchiappafantasmi, «GHOSTBUSTERS: AFTERLIFE”, e avevo in mente un’idea molto precisa. Un’idea che ho avuto in testa da sempre: quella di una ragazzina adolescente che trova uno zaino protonico in un fienile. E non sapevo il perché. Diciamo che un’idea su chi fosse la ragazzina ce l’avevo, più o meno, e sapevo che genere di storia sarebbe stata. Di solito era una cosa che dicevo per scherzare… Sai… “Un giorno o l’altro farò un film sugli Acchiappafantasmi”. Lo dicevo per ridere. E un giorno il mio editor se n’è uscito dicendo “Lo devi fare, quel film. Tra poco tua figlia avrà 12 anni; se non ti sbrighi, presto non gliene importerà nulla”».

Imperniando “Afterlife” sul tema della famiglia (sia sullo schermo che fuori), Reitman ha riconosciuto la natura profondamente personale del film. Ragionando su quanto significhi per lui, ha menzionato suo padre, Ivan, che è deceduto circa un anno dopo la fine della produzione, e su sua figlia che è stata sul set per tutte le riprese:

«Non avevo idea che sarebbe stata la mia ultima occasione per fare un film con papà. Abbiamo fatto il film, e un anno dopo lui è morto. Essendo padre a mia volta, è stata un’esperienza cruciale. Mia figlia aveva dodici o tredici anni, quando veniva su quel set, e l’ha adorato. Per me è stato importante fare quel film insieme a mio padre. Ma all’epoca cercavo… come dire… di fare le sue veci, di indovinare a che cosa stesse pensando, che cosa stesse provando, visto che lui aveva realizzato il capitolo originale. Cercavo di inserirmi in quella storia. E poi… Insomma… Era un film sugli Acchiappafantasmi. Per tono, struttura, design… Ritenevo che fosse una sfida interessante».

CREDIT: Columbia Pictures Ghost Corps

Quando il presentatore Neal Brennan ha detto erroneamente che Reitman ha diretto anche “Ghostbusters: Minaccia Glaciale”, Jason ha chiarito che il progetto aveva la regia di Gil Kenan. Ha spiegato che lui e Gil hanno approcci molto diversi, e che in Afterlife si era sforzato deliberatamente di replicare tecniche del 1984:

«È stato il mio compagno di scrittura, Gil Kenan, a dirigere “Minaccia Glaciale”. Quello non è il mio stile di ripresa: è lo stile di Gil. Aveva lui tutto il potere. Ma sai, il mio approccio con “Afterlife” era stato di girare usando solo la tecnologia che avevano nel 1984. Questo non significa che non avessimo usato la CGI, ma parlando delle riprese, giravamo come avrebbero girato all’epoca. Mi pare che non ci siano nemmeno riprese con il crane (la “gru”, NdT). Volevamo farlo letteralmente come l’avrebbero fatto nel 1984. Ed è questa la cosa che trovavo davvero interessante: mettermi al tavolo col mio direttore della fotografia e con lo scenografo e cercare di venirne a capo, di capire quale fosse il DNA della storia che raccontavamo».

Reitman ha inoltre affrontato il rapporto conflittuale di suo padre con i sequel, rivelando che Ivan preferiva creare storie originali. Riteneva che questa sua posizione spiegasse in parte come mai il franchise di “Ghostbusters” non si fosse ampliato consistentemente nei decenni:

«Papà non ha mai capito i sequel. Diceva “Non so perché mai la gente dovrebbe voler vedere di nuovo questa roba”. Per esempio, quando ho scritto Afterlife e gli ho raccontato di questa ragazzina che se ne va in Oklahoma e scopre uno zaino protonico, papà era entusiasta. Ma quando gli ho detto che sarebbero apparsi i Terror Dog, come nel 1984, mi ha detto: “Perché Gozer? Perché dovremmo tornare indietro? Non puoi darmi semplicemente una storia nuova?”. Credo che questo suo modo di vedere le cose sia una delle ragioni per cui il franchise di “Ghostbusters” non ha prosperato nei decenni. Dopo “Ghostbusters”, papà aveva detto “Adesso farò “I Gemelli”. Non me ne importa nulla”. Dopodiché ha fatto “Ghostbusters II”, e poi non c’è più stato nulla per anni».

CREDIT: Columbia Pictures Ghost Corps

Benché Ivan abbia diretto “Ghostbusters II” nel 1989, la sua prospettiva in merito ai sequel ha riguardato anche l’idea di inserire il particolarissimo logo del film sull’auto degli Acchiappafantasmi, cosa che Jason ha condiviso come esempio del punto di vista di suo padre:

«Ecco quanto gliene importava dei sequel. Sull’automobile degli Acchiappafantasmi in “Ghostbusters II” c’è il fantasmino del logo che fa un “2” con la mano. Questo non ha alcun senso. Anni dopo gliel’ho chiesto: “Ma perché il logo del film compare sulla Ecto-1? Cos’è? I personaggi sanno di trovarsi in un sequel?”. E papà mi ha risposto qualcosa come “Sì, mi sa che quello fu un po’ un errore”. Non gliene importava nulla. Non si curava minimamente di quelle cose che invece la gente ama tanto – per esempio – nella Marvel, dove ogni parte del franchise, che sia un porta-pranzo o un albo a fumetti, fa riferimento a una storia collettiva. Se ami la Marvel, tutto è collegato. Ecco, mio padre era all’esatto opposto. Lui diceva “Voglio solo raccontare la storia”.

Per l’intervista completa a Jason Reitman, ecco il link:


(Articolo in collaborazione con Ghostbusters News, nostro media partner ufficiale. Revisione e supervisione a cura di Edoardo Stoppacciaro.)

CONCEPT PERDUTO PER IL POSTER DI “GHOSTBUSTERS II

Riemerge un concept perduto per il poster di “Ghostbusters II”. La domanda: “Credi ai fantasmi?”

Quest’anno segna il trentaseiesimo anniversario di “GHOSTBUSTERS II”, e proprio quando pensavamo di aver visto ogni foto di backstage, del set e ogni bozzetto di produzione, è emerso il concept per un poster che non si era mai visto prima.

Grazie a un recente upload su ComicArtFans.com a opera del proprietario del sito, Marc Sans, è venuto alla luce un incredibile frammento della storia di “GHOSTBUSTERS II”: il concept (inutilizzato) per un poster realizzato dal compianto Mick McGinty.
Illustratore leggendario, McGinty vantava un portfolio che include lavori per “Hook”, “Batman”, Labyrinth” e “Balle Spaziali”. Oltre al cinema, la sua influenza si estese ai video games: è suo, infatti, l’iconico artwork di “Street Fighter II”.

CREDIT: Marc Sans su ComicArtFans.com

Il design di McGinty si pone in netto contrasto col materiale di marketing ufficiale rilasciato per il sequel del 1989, ma nonostante questo, riesce a incorporare alcuni elementi chiave del franchise.
La mano del fantasma Mooglie è la protagonista: mostra le due dita alzate come nel segno della pace, sottolineando che il film è il seguito della commedia cult.
Sono inoltre presenti quelli che sembrano dei flussi protonici, e la domanda “CREDI AI FANTASMI?” Scritta in un carattere che richiama il titolo tradizionale del franchise.

Non è chiaro fino a che punto del processo promozionale sia arrivato questo artwork prima di essere archiviato, ma considerando l’ampia opera di McGinty, è affascinante vedere come potrebbe essere stato.

Vale la pena ricordare che questa scoperta è stata portata all’attenzione di GhostbustersNews dagli amici di YHS Podcast, che avevano condiviso il poster sui loro social.

Che ne pensate di questo poster? Fatecelo sapere nei commenti!


(Articolo in collaborazione con Ghostbusters News, nostro media partner ufficiale. Revisione e supervisione a cura di Edoardo Stoppacciaro.)

“Ghostbusters” nella Giornata Mondiale del Libro

Oggi è la “Giornata Mondiale del libro e del diritto d’autore“, importante iniziativa promossa dall’UNESCO nel 1996 e ancora oggi stimolo di grandi eventi in tutto il mondo. Come Associazione culturale, Ghostbusters Italia si è sempre fatta promotrice delle iniziative editoriali che negli anni hanno interessato gli argomenti di saggio e biografia, nel mondo come in Italia, fortunatamente aggiungeremo, perché da diversi anni anche qui sono usciti libri che, non dimentichiamo, hanno avuto il nostro appoggio e contributo per perfezionarli o, in un caso, realizzarli totalmente. Li ricordiamo qui velocemente i più importanti:

Making Ghostbusters (1985), a cura di Don Shay, è il primo libro che racconta, con materiali preziosissimi e la sceneggiatura originale e con la voce dei diretti protagonisti, la realizzazione del film. Assolutamente imperdibile. Oggi fuori catalogo e raro da trovare, è stato ristampato, in formato più piccolo in A5, nella edizione da collezione uscita in Blu-Ray e UHD lo scorso anno. Purtroppo inedito in Italia.

Ghostbusters The Ultimate Visual History (2015), di Daniel Wallace, è stato realizzato per colmare il buco lasciato dal precedente libro e in occasione del rilancio del brand nell’anno della fondazione della Ghostcorps. Altamente raccomandato per sapere la storia di tutto il franchise, i primi due film, i giocattoli, le serie a cartoni animati, i fanclub, i videogame. Con due contributi d’eccezione scritti da Ivan Reitman e Dan Aykroyd. Il libro è in inglese ed è acquistabile anche sul nostro Amazon, ma è notizia certa che la Saldapress sta lavorando all’edizione italiana per il prossimo marzo 2024 (tranquilli, saremo presenti).

Ghostbusters – The Inside Story: Stories from the cast and crew of the beloved films (2020), di Matt McAllister, è la raccolta dei 64 fascicoli pubblicati assieme ai numeri necessari per costruire la Ecto-1 promossa dalla Hero Collector. Il volume è arricchito da una introduzione di Ivan Reitman, ma nonostante il ricco contenuto fotografico, il testo ha diversi errori e omissioni. Inedito in Italia ma acquistabile qui.

Wild and Crazy Guys: How the Comedy Mavericks of the ’80s Changed Hollywood Forever (2020), di Nick de Semlyen, è un libro imperdibile, fra i pochissimi che analizzano e raccontano la storia della comicità di Hollywood degli anni ’80 e di come abbia cambiato l’industria attraverso i tipi pazzi e selvaggi che ancora oggi adoriamo, da John Belushi a Steve Martin, Eddie Murphy, Chevy Chase, Dan Aykroyd, John Candy, Robin Williams e molti altri. Vengono approfondite le lavorazioni di alcuni film chiave, ovviamente anche Ghostbusters, con notevole cura nei dettagli. L’autore si è divertito e si sente. Per dare l’idea del tono, si parte con una scazzottata fra Murray e Chevy Chase dietro le quinte del Saturday Night Live (storia vera: l’unico a prendere un pugno fu però Belushi, intervenuto per sedare la rissa). In inglese (purtroppo!) e acquistabile qui.

Harold Ramis. Mio padre, l’acchiappafantasmi (2021), di Violet Ramis Stiel, con una introduzione di Seth Rogen, è l’edizione italiana del libro Ghostbuster’s Daughter: Life with My Dad, Harold Ramis (2018), che ha raccontato, per la prima volta, la vita e l’opera di Harold Ramis. Edito da Sagoma Editore, è un libro commovente e a tratti davvero esilarante, zeppo di racconti personali della primogenita e con rarissime fotografie. Come abbiamo già raccontato più volte, una copia era stata tradotta per iniziativa personale da Sara Petrolillo e suggerita da quest’ultima a Sagoma, che ha sposato l’idea affidando ad Andrea Ciaffaroni l’edizione italiana con l’aiuto di Valerio Albasini Di Giorgio. Promosso dall’associazione, il libro ha e continua ad avere un notevole successo. E’ fondamentale come opera, per tutti noi acchiappafantasmi.

Ghostbusters – The Original Novelizations of Ghostbusters 1 and 2 (2021), di Richard Mueller e Ed Naha, sono i romanzi dei due film usciti negli anni ’80 e ristampati da Titan Books. Fortunatamente questo corposo volume – 400 pagine – è stato pubblicato anche in Italia da Magazzini Salani (acquistabile qui), con doppia felicità per i fan, poiché il primo romanzo era inedito in Italia. I testi accingono dalle sceneggiature originali con numerose chicche non presenti nei film.

Ghostbusters Ecto 1 – Manuale per Acchiappafantasmi (2021), di Troy Benjamin (Autore), Marc Sumeraak (Autore), Ian Moores (Illustratore), è, come dice il titolo, un approfondimento tecnico dell’attrezzatura e della mitica Cadillac dei Ghostbusters. Uscito per Simon and Schuster nel 2017, è stato pubblicato in Italia nel 2021 dalla Multiplayer Edizioni, con supervisione alla traduzione a cura della Associazione. Correte ad acquistarlo qui. 

L’arte di essere Bill Murray (2021), sottotitolo Assurde storie vere sulla gioia, lo zen e l’arte di imbucarsi alle feste, di Gavin Edwards, lo inseriamo in questa lista perché è una eccezione assoluta che ogni fan dovrebbe avere. Uscito nel 2016 come The Tao of Bill Murray: Real-Life Stories of Joy, Enlightenment, and Party Crashing, è un libro speciale, che racconta la vita del nostro Venkman attraverso la sua carriera e una serie irresistibile di aneddoti, estratti da interviste, e testimonianze incredibili del suo essere eccentrico e unico. La Blakie Edizioni ci ha fatto dono della edizione italiana, e acquistabile qui.

Ghostbusters: Afterlife: The Art and Making of the Movie (2021), di Ozzy Inguanzo, è l’unica pubblicazione ufficiale uscita in occasione del film di Jason Reitman, ed è un libro spettacolare colmo di curiosità e una ricchissima galleria fotografica sulla lavorazione, uscito in lingua inglese ed acquistabile qui.

A Convenient Parallel Dimension: How Ghostbusters Slimed Us Forever (2022), di James Greene, Jr, è l’ultima pubblicazione saggistica sul mondo di Ghostbusters, acquistabile in lingua inglese, e annunciato praticamente all’indomani dell’uscita di Ghostbusters: Afterlife. L’intento è quello di raccontare nel dettaglio tutta la storia del mondo creato da Dan Aykroyd con molti retroscena e diversi passaggi inediti, e si ferma quasi sbrigativamente (forse perché il libro è andato in stampa a ridosso della notizia) con la morte di Ivan Reitman e l’annuncio del sequel in lavorazione in questi giorni. E’ un libro molto interessante, non senza prolissità a dire il vero, ma da avere. Rispetto ai libri precedenti, la galleria fotografia è scarna, ed essenziale. 

Ghostbusters: The Official Cookbook (2022), di Jenn Fujikawa e Erik Burnham, è un libro di ricette promosso da Sony, curioso e interessante e, sorprendentemente, zeppo di foto inedite di Ghostbusters: Afterlife. Acquistabile qui.

“Ghostbusters”, nuovo cofanetto in arrivo!

Sorpresa per i fan della saga di Ghostbusters: è arrivo un nuovo cofanetto Blu-Ray + UHD dei tre film in edizione speciale. La Eagle ha infatti realizzato una confezione – denominata Deluxe Edition – in tiratura limitata, comprendente Ghostbusters (1984), Ghostbusters II (1989) e Ghostbusters: Legacy (2021), più un poster del primo film, la spilla e il portachiavi di Legacy. Il box può essere pre-ordinato già qui, per il costo di 80 euro, ed è in uscita per il prossimo 7 dicembre.

L’eredità del Romics

Un altro Romics è finito. Anche stavolta Ghostbusters Italia è stata protagonista con uno degli stand più grandi della fiera denso di contenuti per gli appassionati di ogni età. Le fiere per noi fan sono importanti: sono quel grande contenitore che permette alla nostra passione di prendere corpo per qualche giorno e farci vivere quelle emozioni che nella vita di tutti i giorni sono lì, sopite, in attesa di una “chiamata”. Ogni volta è bello incontrarsi e rincontrarsi, scambiare chiacchere, novità, e qualunque cosa la nostra testa libera dai pensieri del quotidiano ci voglia far condividere con i colleghi in grigio.

Ma le fiere non sono solo questo, non sono solo momenti di aggregazione e di goliardia, sono anche i momenti in cui il fandom si cala nella realtà e noi fan riusciamo a toccare con mano come il pubblico vive il momento che il brand di Ghostbusters affronta. C’è da essere onesti, fino all’annuncio di Afterlife/Legacy la vita del fan degli Acchiappafantasmi era piuttosto difficile: l’ultimo film risaliva al 1989; i tentativi della serie Extreme negli anni ’90 e del reboot nel 2016 non avevano scaldato i cuori del pubblico. L’unica menzione d’onore l’aveva portata a casa il videogame del 2009, ma il media videoludico era ben lontano dal raggiungere la portata mediatica (e medianica) del grande schermo. Insomma, possiamo dire senza timore di far torto a nessuno, che per più di 30 anni il brand di Ghostbusters è stato letteralmente tenuto a spalla dalla sua fan base, sempre tenacissima e innamorata nonostante il passare del tempo.

Proprio per questo siamo rimasti doppiamente stupiti nel vedere la quantità di bambini ed adolescenti che hanno invaso il nostro stand al Romics. Parlo personalmente: sono ormai cinque anni che sono associato e di bambini vestiti da ghostbuster in fiera ne ho visti, ma mai tanti quanto quest’anno. Il fenomeno mi ha incuriosito a tal punto che ho chiesto a questi bambini/e e ragazzi/e da dove venisse questa loro passione, pensando alla risposta più ovvia “avranno visto Ghostbusters Legacy!”. E invece no. Chi lo aveva visto, lo aveva fatto solamente dopo aver conosciuto i film degli anni ’80 e addirittura c’era anche chi ne scopriva l’esistenza in quel momento! A quel punto ho cominciato a riflettere: c’erano bambini che avevano una passione forte, radicata nella loro infanzia, ma che a stento arrivavano in doppia cifra con l’età. Ciò significa che il loro attaccamento al brand era nato proprio nel periodo di “vuoto”, quando i film originali erano ormai vecchi di 30 anni, ma quelli nuovi erano ancora lontani dall’essere pensati. “Ma quanto è forte la potenza immaginifica di questa saga?” ho pensato lì per lì.

 

Ero contento. Ero contento di vedere che quello a cui tengo verrà custodito da chi verrà dopo di me con la stessa passione, la stessa dedizione. Ed ero contento per loro, che a differenza nostra che abbiamo vissuto la nostra passione nella solitudine delle nostre stanze consumando chi la VHS e chi il DVD del nostro film preferito, questi ragazzi e queste ragazze ora hanno una casa, un punto di riferimento, un luogo fisico (ma anche dell’anima) per dare spazio alla loro passione. Questa casa è Ghostbusters Italia.

Luca Ercoli

Ritrovato il finale alternativo di Ghostbusters II a fumetti!

Una scoperta davvero interessante è stata riportata oggi da Ghostbusters News dopo la pubblicazione delle pagine inedite dell’adattamento a fumetti di Ghostbusters II, le quali riportano il finale alternativo del fumetto e quindi del film stesso.

Il ritrovamento delle tavole è opera della pagina The Art of The Real Ghostbusters, che ha spiegato come sia stato possibile grazie al fan Alex Clay Newborn, il quale, stando sempre in contatto con l’editore di quei fumetti, James Van Hise, ha avuto una spiegazione e successivamente l’accesso alle 4 tavole rimosse dal fumetto del film Ghostbusters II con i personaggiche di The Real Ghostbusters, pubblicato nel 1989 dalla Now Comics (e inedito in Italia).

E’ necessaria prima una spiegazione storica: il film Ghostbusters II subì diverse riscritture e soprattutto un grosso lavoro al montaggio di taglia e cuci, sia perché alcune sequenze girate risultarono fuorvianti, sia per un discorso di ritmo; per questo non furono poche le scene eliminate o rigiriate in altre location, come è stato possibile vedere negli extra delle ultime edizioni in Blu-ray, e ad oggi alcune di queste non sono state ancora recuperate. Su tutte, il finale dei festeggiamenti con il sindaco di New York, sotto la Statua della Libertà, di cui rimangono pochi secondi nel finale poi montato, ma che in verità conteneva diversi dialoghi fra Dana con gli acchiappafantasmi sulle loro origini native, una scena decisamente patriottica: secondo Ivan Reitman, il finale “morì di una morte terribile”, nel senso che fu troncato di netto e gettato via probabilmente in seguito a insoddisfacenti anteprime, nonostante alcune testimonianze hanno parlato di averlo visto al cinema durante i primi giorni di programmazione nel giugno del 1989. Fatto sta che quel finale è sparito del tutto. Fra ottobre e dicembre dell’89, la Now pubblicò in tre numeri mensili un adattamento a fumetti del film usando i personaggi di The Real Ghostbusters, seguendo come storia proprio il copione del film, giustificando la presenza di scene eliminate (Ray posseduto, il cugino di Louis che libera gli acchiappafantasmi dall’ospedale psichiatrico, ecc.) tranne proprio quel finale. Col senno di poi, rivedendo l’ultimo numero, si nota come il fumetto finisse brutalmente con l’immagine a tutta pagina della Statua della Libertà. La motivazione l’ha data l’editore James Van Hise: a quanto pare la Columbia Pictures chiese all’ultimo minuto di rimuovere le tavole con il finale alternativo poiché non era presente nel film, dimenticandosi però delle altre parti inedite rimaste, come Ray posseduto, ma, crediamo, non a caso, perché quelle scene sono rimaste nel romanzo pubblicato (e che trovate anche in italiano, per Magazzini Salani).

Il dialogo era praticamente preso di peso dal copione originale, con un dialogo fra Spengler e Venkman che commentano l’immensità della Statua:

Spengler: È probabilmente la prima cosa che i miei nonni hanno visto quando sono venuti in questo paese.

Venkman: Da dove? Nettuno?

Spengler: Venivano da Ostrov, Polonia orientale.

Venkman: Ostrov? Ci sono stato. Buona città per le feste.

Stantz: I miei bisnonni erano svizzeri. Ho ancora le foto che hanno scattato alla statua dalla barca quando sono arrivati.

Venkman: Oh, giusto, me l’hai detto. Sono venuti in America per cercare altri tipi di formaggio, me lo ricordo. E tu, Winston?

Winston: La mia gente non stava facendo nessuna foto da quelle navi per schiavi, amico. E non c’era nemmeno una statua nel porto di Charleston per accoglierli. E tu, Dana?

Venkman: Miss Sangue Blu? La sua famiglia è qui dall’anno 12.

Dana: Non è vero. Era il 1620.

Venkman: È lo stesso.

Stantz: Qual è la tua storia, Pete?

Venkman: Io? Sono un po’ di tutto. Un po’ irlandese, un po’ tedesco, francese, olandese – le donne nella mia famiglia si davano da fare. E questo è ciò che ha reso grande questo paese.

Dana: È una cosa terribile da dire.

Venkman: E allora? È un paese libero. (guardando la statua) Grazie, Lib.

Queste sono le scansioni originali delle tavole pubblicate oggi.

La condivisione di queste tavole è preziosissima e ringraziamo di cuore per averlo fatto. Consigliamo di visitare il sito di The Art of The Real Ghostbusters perché davvero completo e interessante!

https://www.instagram.com/p/CgeXy3psuZq/

Addio all’attore Philip Baker Hall

Domenica 12 giugno è venuto a mancare l’attore Philip Baker Hall, apparso brevemente in Ghostbusters II nel ruolo del Commissario di Polizia alla corte del sindaco Lenny. Nato il 10 settembre del 1931 a Toledo, nell’Ohio, dopo aver prestato servizio come traduttore in Germania per conto dell’Esercito degli Stati Uniti d’America, ha dato inizio alla sua carriera d’attore al Los Angeles Theatre Center, apparendo in televisione, a partire dalla seconda metà degli anni ’70, in ben oltre 200 guest role (M*A*S*H, La signora in giallo e la più recente sit-com Seinfield). Caratterista di indubbia qualità, è conosciuto al grande pubblico per aver collaborato a più riprese con i registi Robert Altman e Paul Thomas Anderson, apparendo in veste di attore non protagonista in pellicole come Boogie Nights (1997), The Truman Show (1998), Magnolia (1999) e Dogville (2003), ricoprendo anche ruoli di maggior rilievo in Secret Honer (1984), Hard Eight (1996) e Duck (2005).

Andrea Persica

In ricordo di Stephen Dane, “papà” della Ecto-1

Oggi sono sei anni dalla scomparsa di Stephen Dane, consulente attrezzista accreditato per Ghostbusters (1984) e Ghostbusters II (1989). Per dirla in parole povere, Dan Aykroyd fu la mente di tutto quello che circondava la parte tecnica degli acchiappafantasmi, ma il braccio fu Stephen, il cui contributo è stato riconosciuto in un secondo momento.

Per dare un’idea di quanto fu fondamentale per la progettazione delle attrezzature dei Ghostbusters, Mr. Dane ha aiutato la troupe a progettare il rivestimento interno ed esterno della Ecto-1 e della Ecto1-A, disegnando nel dettaglio tutto quello che riguarda l’attrezzatura sul portapacchi e ha supervisionato la verniciatura e varie acquisizioni delle parti esterne (scala, ecc.). Inoltre, Dane ha collaborato come consulente alla progettazione dello zaino protonico, della trappola, del “raccoglitore” per la melma, e dello Slime Blower. Quanto basta per meritarsi un nostro ricordo oggi.

Dane, nato nel 1941 e deceduto nel 2016, non aveva scampo, doveva lavorare a Hollywood: il padre lavorava nell’ufficio stampa della 20th Century Fox, la madre era un tre premio Oscar per i costumi. Si laurea nel 1961 alla University High School di Los Angeles mentre lavora part-time alla rivista “Life”, e prende lezioni come illustratore alla Douglas Aircraft Company, una delle maggiori compagnie aeree degli Stati Uniti che ha progettato durante la sua storia anche missili e velivoli spaziali. Successivamente ha preso altre due lauree, in lettere e in architettura. Avrebbe lavorato come architetto per tutta la vita quando nel 1973, cinque anni dopo aver cominciato la professione, decide di cambiare strada a fronte di una crisi del settore molto forte. Risponde ad un annuncio della Universal per nuovi progetti nel loro parco a tema, e l’ingresso nella industria gli ha permesso di lavorare come scenografo e art director in film come Blade Runner, Brainstorm – Generazione elettronica, La signora in rosso, Ritorno alla quarta dimensione, Balle spaziali e, ovviamente, Ghostbusters.

Nel dettaglio, come molti fan sanno bene, la lavorazione di Ghostbusters fu una corsa alla volpe senza precedenti: dall’okay della Columbia Pictures, nel maggio del 1983, Ivan Reitman aveva in calendario undici mesi di lavoro prima della sua uscita nel giugno del 1984. Le tempistiche erano quindi ridotte se si pensa che si partiva da una storia scritta da Dan Aykroyd poi rielaborata con Harold Ramis per tutta l’estate dell’83, alla fine della quale erano già iniziati i provini per gli attori, e il lavoro di preproduzione, prima di battere il primo ciak nell’ultima settimana di ottobre. Fra il copione definitivo e questo evento, passarono pochi mesi, se non settimane. È lo stesso Dane ad aver raccontato che ebbe solo sei settimane per portare a Reitman dei progetti sull’equipaggiamento abbastanza soddisfacenti per essere realizzati. Gli fu chiesta – esiste una data, 22 settembre 1983, quindi un mese prima del ciak iniziale! – una mano per lo zaino protonico, le trappole, e tutto il resto.

Alla fine, il lavoro di Dane si sovrappose con i suoi impegni, tanta era la roba da trovare. Si ispirò ad alcuni lancia fiamme per il proton pack, mentre per la Ecto-1, nonostante le indicazioni di Aykroyd per una Cadillac del 1959 fossero scritte in sceneggiatura, Dane andò al parco macchine degli Studi Burbank il 5 ottobre: scattò delle foto a tutte le ambulanze parcheggiate per tornare a casa e lavorare al design esterno e interno; il giorno dopo lavorò al proton pack con l’idea originale del lanciafiamme. Fino al 19 ottobre, giorno della spedizione della Cadillac da Los Angeles a New York, Dane ha lavorato senza sosta anche alla trappola. Dal 28 ottobre all’8 novembre, Dane era reperibile sul set per ogni rifinitura e migliorie sull’equipaggiamento e sulla Ecto-1.

Era così immerso nella lavorazione che trovò normale incrociare per le strade di New York la Ecto-1 con all’interno Aykroyd, Ramis, Bill Murray e Ernie Hudson mentre andavano a girare le scene al Municipio. Questo aneddoto lo raccontava spesso per la nonchalance con cui salutò loro con una mano, mentre Dan sfrecciava con una Cadillac del ’59, con un fantasma sullo sportello…

Per Ghostbusters II, Dane ha progettato il Giga Meter, il raccoglitore per la melma, e gli “Slime-Bower” (o spara-melma), e ridisegnato l’aspetto della Cadillac, trasformata in Ecto1-A. Nuovamente Dane si è interfacciato con Reitman e il copione, e per l’occasione ha utilizzato alcuni segnali di pericolo e avvertimento progettati per il precedente Blade-Runner.

Dane si era ritirato nel 2004, dopo aver lavorato a Squadra 49, per poi proseguire saltuari lavori come designer.

La sua figura è stata elogiata nel programma web Beyond The Marquee, registrata nel 2014, due anni prima che questo genio ci lasciasse. Una occasione unica, vedere Stephen Dane dentro la sua “creatura”. In quella occasione, Dane prestò alcuni suoi bozzetti originali al sito del programma,  più un prezioso calendario dei suoi appuntamenti che anche noi abbiamo citato, e che dettaglia cronologicamente come e quando lavorò al primo Ghostbusters.